giovedì 24 novembre 2011

La fede ai giovani e adolescenti nel tempo dei Social Network

Credo che questo sia il mio primo editoriale/pensiero articolo non destinato ufficialmente a nessuna testata giornalistica o agenzia. Mi è venuto in mente scrivendo degli appunti per un possibile incontro con i giovani della M.I 

Parlo di social network poiché, ormai non abbiamo più solo facebook (google ha aprto da poco un suo canale), ma molteplici sono i  modi con cui è possibile mettersi in contatto con gli amici (preferisco dire contatti ovvero conoscenti virtuali) collocati in uno spazio lontano e - purtroppo spesso - anche al piano di sopra.

I tempi dei social network sono diversi da quelli nostri, fatti di scritti, appunti ancora presi su un foglio di carta con una penna "bic" che a breve non troveremo più nemmeno nei punti vendita. Mi hanno colpito i miei ragazzi del catechismo che si stanno preparando a ricevere il sacramento della Cresima (hanno 11 anni, fanno la prima media e sono al primo anno di corso cresima), i quali, mentre io cercavo di spiegare loro i doni dello Spirito Santo e l'importanza dell'incontro settimanale con gesù Eucaristia, erano tutti impegnati a non ascoltarmi (o forse sì?) e a interagire con i loro palmarini o cellulari touchscreen. «Ma perché non mi ascoltate e cercate di ricordare quello che vi sto dicendo?», ho detto loro. «Non ti preoccupare - hanno risposto - noi prendiamo appunti qui sopra». E giù a scrivere commenti, cambiamenti di status, twitt e chi più ne ha, più ne metta, sperando che lo scritto suddetto abbia riguardato l'incontro odierno di catechismo.


Però la cosa fa riflettere: senza entrare nel merito di ciò che era, è stato e forse non sarà più, occorre in ogni caso andare incontro ai giovani. E proprio di incontro alle nuove generazioni ha parlato Mons. Andrea Lonardo, direttore dell'Ufficio Catechistico, a tutti i catechisti e animatori che operano nelle parrocchie. Dobbiamo incontrare i giovani e comunicare loro la fede, arrivare al loro cuore, usare i loro stessi strumenti.

Tutto sta nel metodo. I social network, da alcuni temuti, da altri esaltati, da altri ancora ignorati, che ci piaccia o no, sono ormai un nuovo mezzo di comunicazione della nostra società post moderna. E' il nostro essere "Altro e Altrove" per dirla con le parole del sociologo M. Maffesoli.   Non più quindi, solo un incontro settimanale a catechismo  e (per i più ottimisti e volenterosi) la domenica a Messa. Con i social network si può continuare l'incontro anche dopo, con una frase, un messaggio, creare anche una sorta di gioco con premio finale (simbolico, i parroci si tranquillizzino), per chi riesce meglio a cogliere l'idea.


Creare gruppi, pagine ufficiali, farci conoscere, non vivere nell'ombra. In alcuni incontri che ho fatto in Italia con i giovani tra i 16 e i 30 anni, ho sempre fatto questo esempio: esistono tanti gruppi giovanili come gli emo, i dark, i pariolini, i punk, gli asociali, i troppo sociali, il non so quale gruppo scegliere questo sabato, ecc ecc. Perché non fare anche il nostro gruppo? Perché non comunicare la nostra fede? Ovviamente tutto deve partire da noi educatori! Dobbiamo ammettere di avere tutti bisogno di fare formazione. Solo in questo modo riusciremo a essere convincenti e "creduti" verso il mondo giovanile. Non è facile. Il mondo generazionale cambia velocemente, ma forse vale la pena provarci, no? Che ne dite?

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