Tre mesi dopo la messa celebrata da Papa Francesco per i
parlamentari, deputati e senatori tornano a confrontarsi sul modo di
fare politica. Le parole del Papa (l'omelia è dello scorso 27 marzo)
hanno colpito, infastidito, ma comunque non hanno lasciato indifferenti.
In quella occasione il Santo Padre ha invitato i parlamentari a porre
al centro del loro impegno politico l’incontro con Cristo, al fine di
superare antiche contrapposizioni tra l’aspetto pubblico e l’aspetto
privato non solo della fede, ma di ogni azione umana.
I nostri politici hanno raccolto l’invito e hanno messo su carta, le
loro impressioni, sensazioni, emozioni e ricordi di quel 27 marzo 2014.
Tutto è stato raccolto in un volume curato da S.E. monsignor Lorenzo
Leuzzi, vescovo ausiliare di Roma e soprattutto cappellano della Camera
dei Deputati. Il libro, “Eletti per servire. Papa Francesco e i
parlamentari italiani” (Cantagalli Edizioni), raccoglie il commento di
quarantadue onorevoli che quella mattina c'erano.
E sentirono il Papa
parlare di «corrotti» e di «sepolcri imbiancati». Rigorosamente in
ordine alfabetico, senza sapere se sono senatori o deputati e senza
l'indicazione del partito di appartenenza: tutti ammettono che l'omelia
del Papa è rimasta «scolpita» nella loro mente.
Quarantadue riflessioni, quasi delle meditazioni scritte in maniera semplice e diretta.
Si tratta di «un'esperienza difficile da dimenticare ma non conclusa.
Anzi, destinata a proseguire nel tempo, perché in tutti ha lasciato una
traccia per la riflessione», ha detto monsignor Lorenzo Leuzzi, per il
quale i politici «devono riscoprire il desiderio di farsi amare».
L’importanza del servizio è stata sottolineata anche dal gesuita P.
Francesco Occhetta, redattore de “La Civiltà Cattolica”: «Tutti abbiamo
una tremenda responsabilità in questo tempo così drammatico, quello di
essere al servizio del fratello», da quello che ha perso il lavoro a
quello che guida un'azienda, da quello che ha bisogno di cure a quello
che non arriva a fine mese. Per padre Francesco Occhetta, «occorre un
nuovo patto culturale» per rilanciare un modo di fare politica il cui
obiettivo sia essere al servizio degli altri e «bonificare i mondi nei
quali siamo immersi». E suggerisce: «gli antidoti alla corruzione sono
semplici e antichi». A partire dalla «obiezione di coscienza: sono
vent'anni che non se ne parla più ma ci deve essere il momento in cui un
politico possa decidere: 'non me la sento di fare questa cosa'».
Il direttore del Corriere del Mezzogiorno, Antonio Polito, ha
ricordato «il messaggio di una certa asprezza» del Papa e anche «lo
stupore» di molti politici dopo quelle parole. «Il Papa non ha usato un
trattamento speciale perché il suo tentativo - ha detto Polito - è
sempre quello di abbattere la separazione tra elite e popolo»
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