domenica 13 luglio 2014

Diari scolastici, prove Invalsi e orario degli insegnanti

Sta producendo commenti avversi la decisione presa dall’istituto comprensivo Ponte nelle Alpi, a Cadola in provincia di Belluno, dove le famiglie sono state informate dell’esistenza di un diario messo a punto dalla scuola stessa per il prossimo anno scolastico per “evitare di comperare altri costosissimi diari”: nel diario, gli alunni troveranno il libretto delle assenze, il regolamento di istituto e le comunicazioni ufficiali.
Il tutto ad un costo contenuto: 6 euro. Il problema è che nella Circolare della preside inviata ai genitori c’è anche scritto “Quel diario sostituisce a tutti gli effetti il diario scolastico e sarà l’unico ammesso a scuola”. “Ma l’imposizione – sostiene Mario Rusconi, vicepresidente Anp – è illegittima. Le famiglie possono rifiutarsi di acquistare il diario della scuola. Anche se il prezzo è contenuto, resta il fatto che i genitori non sono in obbligo di versare soldi. Addirittura le famiglie non sono obbligate neanche all’acquisto dei libri di testo, figuriamoci del diario“. <Ascolta>
Parliamo ora delle competenze dei nostri alunni: il 10 luglio, l’Invalsi ha infatti reso pubbliche le rilevazioni sull’apprendimento degli studenti 2013-2014: migliorano quelle della scuola primaria, come quelle degli studenti degli istituti tecnici del centro-nord, soprattutto in matematica. In assoluto, le regioni che si piazzano in cima alla classifica, per quanto riguarda i risultati sono Friuli Venezia Giulia, Veneto e la provincia di Trento. Si aggiungono le Marche per la loro capacità di miglioramento. Mentre Sicilia, Campania e Calabria, pur mostrando segnali di crescita, continuano a posizionarsi in fonda alla classifica nazionale per competenze studentesche.
Non si arrestano, intanto, le polemiche sull’ipotesi di aumento, fino a 36 ore, del servizio dei docenti così come anticipato dal sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi: a sentire il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, l’argomento “non è un tema in agenda”. Quindi non farà parte dell’imminente decreto legge che accoglierà una parte del pacchetto scuola sul quale da settimane lavora il Miur. Entro il 18 luglio il testo sarà presentato al premier Renzi. Ma anche ai sindacati. Che nel frattempo sono entrati in fermento.
Alcune sigle nei prossimi giorni scenderanno in piazza. I primi a farlo saranno gli aderenti all’Unicobas il 14 luglio che si sono dati appuntamento sotto il Ministero dell’Istruzione: è previsto un sit-in aperto a tutte le sigle sindacali: il leader Unicobas, Stefano D’Errico, ha detto no alla “proposta del ministro Giannini e del sottosegretario Reggi – le cui ‘smentite’ equivalgono ad una conferma, visto che insiste sulle supplenze a carico del personale di ruolo: ciò non è possibile, se non con un aumento dell’orario cattedra”. Alla protesta parteciperà anche l’Anief: secondo il presidente nazionale, Marcello Pacifico, “è bene che sulle 36 ore il Governo ci ripensi. È normale che chi vuole più spendere il suo tempo a scuola lo possa fare, ma da qui a revisionare l’orario di servizio dei docenti, sostanzialmente allineato ai parametri europei, ancorché su base volontaria, ce ne passa”. Aumentare l’orario dei docenti, ha concluso il leader Anief, “sconvolgerebbe la normale programmazione didattica”.
In piazza scenderà anche la Flc-CGIL, che il 15 luglio affiancherà davanti Montecitorio i movimenti e i comitati dei precari: il segretario, Domenico Pantaleo, ha detto che servono “risposte certe per i rinnovi dei contratti ormai scaduti da anni, per aumentare gli organici, per la stabilizzazione dei precari, per gli investimenti nell’istruzione pubblica”. Il sindacato SISA, infine, ha chiesto a tutti i sindacati di base di aderire allo sciopero del 26 settembre, da intendersi “come prima tappa di una lotta per la dignità, per il rispetto dei diritti”. <Ascolta>

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