venerdì 18 luglio 2014

Roberto Punzo, ferito in Libano e restituito alla vita attiva dalla Fondazione S.Lucia: quando la riabilitazione ti rende co-autore della vita donata

Gli atleti disabili del Ministero della Difesa hanno preso parte, il 16 e 17 luglio, al II Raduno svoltosi presso la Fondazione Santa Lucia di Roma al quale erano presenti, come testimonial per il canottaggio, il capo settore Para-Rowing Dario Naccari e alcuni atleti della Nazionale Para-Rowing. Questo secondo appuntamento con le discipline sportive Paralimpiche per il personale del Ministero della Difesa con disabilità è stato reso possibile in base ad un recente accordo siglato con il CIP. Presso le strutture della Fondazione 17 militari ed ex militari partecipanti sono stati impegnati in sei discipline: rowing, basket in carrozzina, arco e nuoto. sollevamento pesi, arco e rugby. Tra i partecipanti il tenente colonnello Roberto Punzo, rimasto ferito in maniera grave da un colpo di arma da fuoco in Libano mentre prestava servizio presso la cittadina di Raf, a 40 chilometri ad est di Naqoura: era il 23 luglio 2006. Il ritorno all’Istituto di via Ardeatina per Punzo ha un significato particolare. Da quella struttura, da quelle palestre, da quegli specialisti è maturato e si è sviluppato il suo percorso di riabilitazione che lo ha restituito alla vita attiva e ne ha fatto un atleta di spessore.

Un breve ricordo di quanto accaduto in quel 23 luglio 2006
Sono un Ufficiale dell’Esercito Italiano ed ero osservatore militare dell’ONU al confine tra Libano e Israele quando il 12 luglio 2006 è iniziata la cosiddetta “seconda guerra del Libano”, tra le milizie hezbollah e le forze di difesa israeliane. Con i colleghi della base di Marun ar Ras, ho continuato a garantire il compimento del mio dovere di osservatore disarmato, per 11 giorni, sotto il fuoco delle parti in conflitto, fino a quando, il 23 luglio, un colpo mirato mi ha colpito. Ho subito la resezione di una parte di intestino e di colon. La frattura delle due vertebre lombari è stata stabilizzata e, per farla breve, sono affetto da paraparesi degli arti inferiori, per cui mi muovo sulla sedia a rotelle.

Quali sono state le prime difficoltà incontrate?
La mente deve abituarsi ad un corpo che non risponde. La famiglia deve sostenere un trauma per il quale le motivazioni, che ti spingono ad affrontare le conseguenze della tua determinazione ad onorare l’impegno di servizio di un Ufficiale dell’Esercito Italiano, per il quale hai giurato, possono risultare difficilmente comprensibili, alla prova dei fatti.

Da chi è stato aiutato nei primi mesi?
Innanzitutto, l’Esercito si è dimostrato istituzione capace di garantire il mio futuro anche nel momento in cui il mio presente sembrava irrimediabilmente compromesso. Avrei difficoltà ad elencare tutte le persone che hanno avuto cura di me nel momento del bisogno. Devo dire che sono state tante. L’esperienza del ferimento e delle sue conseguenze mi hanno insegnato a chiedere umilmente aiuto e la risposta è stata generosa. Solo per nominare alcuni dei primissimi: mia moglie Alessandra, mio padre Luigi Roberto, il Maggiore Roberto Lozzi, Ufficiale addetto alla pubblica informazione di rara sensibilità, i Colonnelli Luigi Marrocco e Antonio Cannas, rispettivamente neurochirurgo e anestesista del Celio, il personale dell’ospedale Ram Bam di Haifa, in Israele, dove sono stato ricoverato nel primo dei lunghi nove mesi di degenza ospedaliera continuata, subendo sei interventi chirurgici.

Dove ha fatto la riabilitazione?
La riabilitazione l’ho affrontata presso il Santa Lucia di Roma, dal novembre del 2006 fino al luglio 2007, da aprile in day-hospital. L’esperienza presso la Fondazione è stata preziosa: la fisioterapista Daniela Faraci e quello che chiamo “Maestro”, Mario Contardi, che mi ha fatto conoscere il tiro con l’arco, solo per citare due persone, sono indelebilmente e per buone ragioni, come dire, parte della mia nuova vita. Non sono certo io ad aver scoperto l’eccellenza della Fondazione Santa Lucia, ne ho solo beneficiato.

L’impegno con le discipline sportive paralimpiche. I risultati si vedono…
L’avviamento alla pratica sportiva agonistica paralimpica, a 50 anni compiuti, grazie all’impegno assunto dal Ministero della Difesa, congiuntamente al Comitato Italiano Paralimpico a favore dei militari feriti, infortunati o ammalati, mi sta regalando sensazioni e emozioni che avevo dimenticato. Mi sta rimettendo in gioco come non era stato possibile negli ultimi otto anni. Qualunque il risultato in termini strettamente agonistici, non potrà in alcun modo superare la gioia di giocare in amicizia, con ragazzi e ragazze di ogni età, a pallacanestro sulla sedia a rotelle, presso la palestra del Santa Lucia, come ho potuto fare martedì scorso. Ho faticato a dormire la notte seguente, per smaltire quella che definirei un’entusiasmante eccitazione. Il 23 aprile di quest’anno mi sono iscritto all’ASD “Frecce Azzurre” della FITARCO e ho avuto l’onore di essere selezionato dallo Stato Maggiore della Difesa per far parte della rappresentativa italiana che parteciperà, a settembre, agli INVICTUS GAMES, organizzati per iniziativa del Principe Harry a Londra. Per il tiro con l’arco, il mio debito con il “Maestro” Contardi e il Santa Lucia è palese, così come impagabile è l’attuale mio istruttore, il Ten. Col. Giuseppe Marascia, del 31° Stormo dell’Aeronautica, che presso una struttura dell’aeroporto militare di Ciampino mi guida nell’approfondimento dell’affascinante disciplina del tiro con l’arco. Devo sottolineare, si tratta di un chiaro esempio di sinergia tra le Forze Armate, grazie alle direttive del Ministero della Difesa

Che messaggio si sente di dare ai tanti pazienti che, ognuno con la sua storia, devono fare spesso un lungo e faticoso percorso di riabilitazione?
Continuare, o forse iniziare, ad apprezzare la possibilità di rendersi co-autori della trama di vita che ci è stata donata

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